Problemi di sonno nei bambini

Qualunque famiglia con un neonato in casa ha un problema relativo al sonno. Non ci si può aspettare infatti che un neonato dorma tutta la notte. Quando però i risvegli diventano molto frequenti, sono slegati dal bisogno fisiologico di essere nutrito, e proseguono anche con la crescita del bambino, diventa allora legittimo chiedersi se il bambino abbia un problema di sonno.
Bisogna però tenere presente che è impossibile fare un discorso generale, in quanto il sonno si trasforma fisiologicamente di pari passo con lo sviluppo psicologico del bambino. È quindi opportuno capire a seconda dell’età del bambino cosa può favorire e/o ostacolare il suo riposo.

Vediamo innanzitutto quanto statisticamente dorme un bambino a seconda dell’età:
I neonati dormono circa 16 ore, di cui la metà di notte;
A tre mesi dormono 10 ore di notte e 5 di giorno;
A sei mesi si passa a 11 ore di notte e 3 di giorno;
A un anno dormono sempre 11 ore di notte, ma solo 2 di giorno;
A tre anni dormono 10 ore e mezza di notte e un’ora e mezza di giorno;
A quattro/cinque anni hanno eliminato il pisolino diurno e dormono mediamente 11 ore di notte;
Dopo i 10 anni i bambini hanno bisogno solo di 10 ore di sonno.

Sarete magari sorpresi a questo punto di constatare che vostro figlio dorme molto meno di quello che “dovrebbe”, oppure che nonostante dorma a sufficienza, ha continui risvegli notturni.
Ovviamente quelle sopra elencate sono indicazioni generali, e non devono essere prese come degli standard rigidi. Ricordiamo che ogni bambino è diverso, ed è normale che ci siano lievi discostamenti da questi parametri. Esistono poi, come negli adulti, delle differenze in parte genetiche e in parte influenzate dalle abitudini sociali e familiari che fanno variare il numero di ore di sonno di cui si ha bisogno.

Viene spontaneo chiedersi allora come si può capire se un bambino dorme o no a sufficienza. Sicuramente un indicatore fondamentale è l’osservazione del bambino durante il giorno. Se notate che è stanco e irritabile, se è spesso nervoso, suscettibile e inconsolabile, può vuol dire che non si è riposato a dovere di notte. Diversamente, se nonostante crediate che vostro figlio abbia dormito poco, ma durante il giorno è per lo più sereno, probabilmente invece le ore di sonno che ha avuto sono bastate.

È importante tenere conto, inoltre, che lo sviluppo del bambino è segnato da degli scatti di crescita, dove inevitabilmente il bisogno di nutrirsi aumenta, in linea con la sua crescita fisiologica. È normale quindi che a un certo punto ci sia una maggior richiesta di latte, anche di notte.
Per di più, il raggiungimento delle varie tappe evolutive può causare delle regressioni temporanee, in quanto lo sforzo richiesto per acquisire le nuove abilità può portare a fare marcia indietro su altri comportamenti, come ad esempio il sonno. Infatti durante un salto evolutivo il bambino potrebbe avere più bisogno di sentire che i suoi genitori sono presenti e lo possono proteggere in caso di pericolo. È come se pensasse: “io sto crescendo, ma tu mi vorrai ancora bene? Sarò ancora il tuo bambino?”. In questi casi è importante trasmettere al bambino la sensazione che possono essere piccoli ogni volta che ne sentono il bisogno, senza il timore di essere giudicati.

A titolo meramente esemplificativo mi soffermerò ora sulla tappa evolutiva che si raggiunge intorno ai 12 mesi. A quest’età infatti i bambini imparano a camminare da soli, acquisendo quindi nuove prospettive, e maggiori possibilità di esplorazione. È l’età delle scoperte! Tutto ciò ha degli effetti sul sonno: potrete aver notato infatti che sono aumentati i risvegli notturni e i tempi di riaddormentamento sono maggiori. Questo perché il bambino fa più fatica a separarsi dal mondo (così interessante!), ma anche dai genitori (da cui sentono di avere un maggior bisogno di protezione). Ai bambini di questa età risulta del tutto incomprensibile il motivo per cui si debba separare dal quel mondo meraviglioso e pieno di novità, per dedicarsi a una cosa tanto noiosa come dormire!
Come aiutare allora i bambini di questa età ad addormentarsi? È molto utile esercitarsi più volte al giorno nel gioco del separarsi e ritrovarsi, per fare imparare al bambino che quando qualcuno se ne va, poi ritorna sempre. Mai sgattaiolare di nascosto approfittando di un momento in cui il bambino è distratto. In questo modo vostro figlio imparerà che se non sta attento e non controlla di continuo, la mamma e il papà possono sfuggirgli da un momento all’altro. Così anche di notte farà fatica ad abbandonarsi al sonno, temendo che i suoi genitori possano sparire se non li tiene d’occhio.

Oltre ai transitori disturbi del sonno dovuti al raggiungimento di una tappa evolutiva, si possono verificare delle regressioni temporanee dovute a dei disturbi fisici passeggeri (come ad esempio la crescita dei dentini, un raffreddore, ecc), oppure in occasione di cambiamenti o eventi stressanti (come la nascita di un fratellino, una vaccinazione, un trasloco, l’inserimento al nido, o delle tensioni in famiglia).

Se notate che i problemi di sonno di vostro figlio sono slegati da questi disturbi temporanei, non sono connessi a uno scatto di crescita o al raggiungimento di una tappa evolutiva, e durano per più di un mese con una frequenza di almeno tre notti a settimana, potrebbe allora essere utile indagare la situazione insieme a uno psicologo consulente del sonno. Questo vi aiuterà a capire quali sono le variabili che influenzano il sonno di vostro figlio e decidere insieme quali cambiamenti introdurre e con quale gradualità.
Non c’è una regola per rivolgersi a uno psicologo per i problemi di sonno dei figli, in quanto è sempre legittimo chiedere aiuto se si sente che si sta vivendo un problema. Ricordo infatti che la privazione di sonno porta come conseguenze: stanchezza estrema, nervosismo, indebolimento del sistema immunitario, problemi sul lavoro, ansia, depressione, e crisi di coppia.

In questo studio di psicologia si offrono consulenze personalizzate riguardo al sonno di bambini, a partire dalla gravidanza, fino ai 12 anni d’età, per sostenere i genitori, e guidarli nella costruzione di strategie mirate e adatte alla situazione che stanno vivendo.